(di Dario Losero)
Nella storia della circolazione monetaria italiana non sono rari i momenti di crisi, momenti in cui la disponibilità di circolante è così scarsa da rendere difficili i normali scambi commerciali. Si deve quindi ricorrere a soluzioni di emergenza, occorre trovare nuovi mezzi per permettere che le attività economiche continuino a svolgersi senza eccessive complicazioni.
L’ultima, e forse la più clamorosa, di queste crisi ebbe il suo apice tra il 1975 e il 1978, quando un’enorme scarsità di monete da 50 e da 100 lire rese estremamente problematiche le piccole transazioni commerciali di tutti i giorni.
Nell’attesa che lo Stato risolvesse la il problema con ingenti coniazioni di nuove monete furono le Banche private a venire incontro ai cittadini con la stampa dei miniassegni.
Si trattava di biglietti di piccolo taglio che avevano a tutti gli effetti le caratteristiche di assegni circolari, assegni bancari o vaglia cambiari al portatore, che potevano essere quindi spesi al posto degli spiccioli che erano, in quel periodo, così carenti.
Le banche emittenti furono varie decine con molte centinaia di diverse tipologie emesse. Questi biglietti circolarono intensamente e contribuirono sicuramente a rendere meno grave la mancanza di monetine, ma un’emissione così massiccia e tumultuosa creò anche le condizioni ideali per l’azione dei falsari.
Questo non ci deve apparire strano, da sempre i falsari approfittano dei periodi in cui la circolazione è più problematica per agire quasi indisturbati; in questo periodo accadde però qualcosa di completamente nuovo, infatti essi non si dedicarono solamente alla riproduzione, più o meno ben riuscita, di miniassegni effettivamente in circolazione, ma crearono ex novo dei biglietti che oggi possiamo definire “miniassegni inesistenti”.
Il processo di creazione era paradossalmente meno complicato di quello di semplice riproduzione di un biglietto effettivamente emesso … (Segue)
Questo articolo sarà pubblicato interamente su”AIC Magazine” Anno VI – N.11 – (Luglio 2023).
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