(di Fabrizio Raponi) Molto probabilmente la contraffazione è nata un minuto dopo l’invenzione della moneta. Per quello che riguarda le banconote, il primo uso di cui abbiamo storicamente conoscenza, proveniente da uno studio numismatico del passato, ma del quale nessun esemplare è a oggi disponibile, che risale all’incirca al 650 d.C., sotto il regno dell’Imperatore Yung Hue della Dinastia Tang.

Le prime banconote nella forma in cui le conosciamo oggi, ossia banconote di scambio ufficiali senza data di scadenza, risalgono al 1189 emesse durante la Dinastia Jin (1115-1234).

Durante la dinastia Yuan dei Mongoli (1271-1368), le banconote erano di uso esclusivo per ogni pagamento, in quanto monete di rame, argento o oro non erano permesse.

Lo stupore di Marco Polo, che nel Milione le descrisse in questa maniera, è evidente: “Ma è vero anche che tutte le genti e razze di uomini, sudditi del Gran Kan, prendono volentieri queste carte in pagamento perché a loro volta le danno in pagamento di mercanzia, come perle, pietre preziose, oro e argento. Si può così comprare tutto ciò che si vuole e pagare con la moneta di carta; e pensate che una carta del valore di dieci bisanti non arriva a pesare quanto un bisante.” (il bisante era la moneta d’oro dell’Impero bizantino, usata anche nei territori della Serenissima Repubblica di Venezia).

È difficile individuare un preciso momento nella storia dell’umanità che possa essere considerato come il primo tentativo di falsificazione di una banconota. D’altronde le banconote cinesi, già dalla Dinastia Song (960-1279) riportavano l’indicazione di severe punizioni, inclusa la pena di morte, per i falsari; segno questo che la falsificazione di banconote era già un serio problema…

L’articolo continua su “AIC Magazine” Anno II, N.4

 

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